L’intelligenza emotiva: un’introduzione.
Fin dall’antichità, gli uomini si sono interessati alla possibilità di comprendere gli altri uomini. Fin dall’antichità, hanno cercato di sviluppare tecniche più o meno utili per leggere e capire le emozioni degli altri. Lo hanno fatto prima i greci, poi i romani, infine i moderni. Con le ultime ricerche scientifiche, oggi questo compito è per noi sicuramente più facile. Tuttavia, rimane un compito complesso e da non sottovalutare.
Come ben sai, comprendere le emozioni degli altri può essere fondamentale per sviluppare l’atteggiamento da leader. Un buon leader, infatti, è una persona che è in grado di entrare in connessione col prossimo, di comprenderlo e di farlo sentire compreso.
Si tratta a conti fatti di sviluppare l’empatia: la facoltà di immaginare ciò che gli altri stanno vivendo. Di sperimentarlo sulla propria pelle. E infine di agire di conseguenza.
No, puoi stare tranquillo: non voglio fornirti una guida piena di sciocchezze e di frasi fatte.
Voglio solo darti alcuni consigli generali per comprendere meglio le emozioni degli altri. In questo modo, infatti, avrai più facilità ad entrare nelle conversazioni, a mostrarti empatico e bendisposto. Dunque a sviluppare le tue capacità di socializzazione e ad uscire dal guscio duro della timidezza e dell’introversione.
All’atto pratico, ti parlerò di questo:
- Come sviluppare la tua empatia.
- Quali sono le emozioni fondamentali.
- Come mettere gli altri emotivamente a proprio agio.
Per farlo, ti offrirò una guida essenziale, semplice e piena di spunti di riflessione.
Non ci resta che cominciare.
Capire le emozioni degli altri: sviluppare l’empatia.
Molti manuali da quattro soldi, in vendita online, promettono cose davvero assurde. “Se leggerai questo libro, potrai comprendere gli altri al 100%”. “Leggendo queste pagine, sarai in grado di capire i comportamenti altrui con totale trasparenza”, ecc.
Bene, lasciatelo dire: tutte queste cose sono stupidaggini.
Perché? Perché è impossibile comprendere gli altri al 100% (pensa un po’, a mio parere è impossibile comprendere in questa maniera anche sé stessi).
Eppure, esiste la possibilità di sviluppare la propria empatia. Ma che cos’è veramente l’empatia?
- L’empatia non è altro che la capacità di provare sulla propria pelle ciò che stanno provando gli altri, mettendosi al loro posto.
Le ultime ricerche, in ambito neuroscientifico, ci hanno permesso di comprendere che l’empatia non è solamente una chimera. Tutt’altro: è una facoltà che deriva dalla presenza nel nostro cervello di certi neuroni, chiamati “neuroni specchio”.
Neuroni specchio.
Ne avrai sicuramente sentito parlare. Ma qual è veramente la loro funzione?
Te lo voglio spiegare semplicemente, con un piccolo esempio.
Quando vediamo qualcuno compiere un’azione, noi riusciamo senza difficoltà a metterci nei suoi panni. Come si spiega?
Precisamente così:
- Quando vediamo qualcuno sollevare un peso, nel nostro cervello si attivano gli stessi neuroni che si attivano quando siamo noi stessi a sollevarlo.
Incredibile, non è vero?
I neuroni specchio sono quindi alla base dell’empatia.
Quando vediamo qualcuno arrabbiarsi, noi riusciamo senza difficoltà a comprendere la sua rabbia. Quando vediamo qualcuno provare tristezza, riusciamo senza problemi a comprendere questa tristezza.
Capire le emozioni degli altri: a partire dalle nostre.
Ecco perché ti dicevo che tutte quelle guide raccontano un mucchio di scemenze. Non si tratta, per capire gli altri, di sviluppare magiche ed incredibili facoltà. Si tratta solo di allenarsi a sviluppare l’empatia. In che modo?
- Anzitutto, attraverso l’ascolto e l’attenzione nei confronti degli altri.
Le altre persone, che lo vogliano o meno, tendono a esprimere le loro emozioni attraverso le parole o il tono di voce.
Non serve sviluppare tecniche di comprensione per leggere questi indizi: sono i nostri neuroni specchio ad interpretarli immediatamente.
Così, se prestiamo semplicemente attenzione agli altri, riusciremo a capire quello che stanno provando. Se qualcuno parla in un certo modo, o agisce in una certa maniera, invece di provare ad interpretarlo attraverso tecniche assurde, limitiamoci dunque ad osservarlo.
Ecco la prima regola per capire le emozioni degli altri: per capire le emozioni degli altri bisogna osservare, con attenzione, e mettendosi in disposizione d’ascolto.
Ovviamente, bisogna prima conoscere le emozioni. Bisogna dunque allenarsi a capire le proprie e a stare attenti ai propri stati emotivi.
Voglio farti un esempio:
- Quando proviamo rabbia, perché il nostro capo ci ha sgridato, tendiamo subito ad andare in bagno e a sciacquarci il viso.
- Oppure, a scrivere un messaggio al nostro partner dicendogli: “Quell’idiota del mio capo…”.
Niente di più normale: si tratta di risposte spontanee ad emozioni potenti.
Il mio consiglio però è quello di fermarti un attimo: quando provi qualcosa, fermati a chiederti che emozione sia. Si tratta di rabbia? Di tristezza? Di disgusto?
Per aiutarci nella comprensione di ciò che proviamo, negli ultimi anni, alcuni scienziati hanno tentato di descrivere e categorizzare le emozioni principali. Vediamole brevemente: solo capendo ciò che proviamo, potremo in seguito capire ciò che provano gli altri.
Emozioni primarie e secondarie.
Quando si parla di “ruota emotiva”, si parla di uno schema utile a comprendere le principali emozioni (umane e non).
Queste emozioni vengono divise in:
- Emozioni primarie: riscontrabili in tutte le popolazione e anche negli animali.
- Emozioni secondarie: che derivano dalla mescolanza delle emozioni primarie. Non sono emozioni del tutto naturali: hanno invece a che fare con il contesto sociale.
Le emozioni primarie sono:
- La paura.
- La rabbia.
- La tristezza.
- Il disprezzo.
- La gioia.
- La sopresa.
- Il disgusto.
Ognuna di queste è legata ad eventi specifici:
- Proviamo paura quando sentiamo che la nostra conservazione è messa a rischio.
- Proviamo rabbia perché ci sentiamo frustrati.
- Proviamo tristezza perché perdiamo qualcosa o perché non otteniamo qualcosa che volevamo.
- Proviamo disprezzo perché la nostra ammirazione viene meno.
- Proviamo gioia perché sentiamo che i nostri bisogni o desideri sono esauditi.
- Proviamo sorpresa perché accade qualcosa di imprevisto.
- Proviamo disgusto e involontariamente assumiamo una certa mimica facciale.
Come vedi, avere una descrizione tanto essenziale delle emozioni è utile.
Quando litighi col tuo capo, invece di sfogarti, fermati a chiederti cosa tu stia provando. Si tratta di rabbia? Di disgusto? Di tristezza? Di paura?
Una volta che hai compreso l’emozione, avrai molto più controllo su di essa. Quando qualcuno la proverà accanto a te, sarà molto più facile per te interpretarla e comprenderla. Saprai allora come agire di conseguenza.
- Non si conforta chi è arrabbiato, ma chi è triste.
- Chi è arrabbiato, va lasciato sbollentare.
- Si rassicura chi ha paura, ma non chi prova disgusto.
Eccetera.
Emozioni secondarie.
Dalle interazioni tra le emozioni primarie, come ti dicevo, nascono le emozioni secondarie. Di quali emozioni si tratta?
In ordine, di:
- Invidia.
- Vergogna.
- Ansia.
- Gelosia.
- Speranza.
- Perdono.
- Nostalgia.
- Rimorso.
- Offesa.
- Rassegnazione.
- Allegria.
- Delusione.
Come ti dicevo, queste emozioni complesse risultano dall’intrecciarsi di quelle primarie e/o dall’intrecciarsi di cause sociali. In che modo?.
- Invidia: non è altro che rabbia per la gioia degli altri (cioè per la loro soddisfazione di desideri).
- Vergogna: non è altro che tristezza per il disprezzo degli altri.
- Ansia: non è altro che paura proiettata nel futuro.
- Gelosia: ancora una volta paura, ma di perdere qualcosa che ci dà gioia.
E così via. Se cerchi approfondimenti sui tipi di emozioni, puoi andare a farti un’idea direttamente qui.
Comprese le emozioni, comprendiamo gli altri.
Ora, quando riusciamo a capire ciò che stiamo provando, abbiamo già fatto un passo avanti.
Sapremo infatti:
- Gestire le proprie emozioni.
- Riconoscerle, grazie ai neuroni a specchio, anche negli altri.
Sapremo dunque come comportarci e come mettere gli altri emotivamente a proprio agio, rispondendo nella maniera corretta ad una data emozione.
Se l’altro prova gelosia, sapremo che non è altro che paura di perdere qualcosa che fornisce gioia. Forniremo allora rassicurazione.
Se l’altro prova vergogna, gli diremo che noi non lo disprezziamo, e così via.
Come vedi, non c’è nulla di magico in tutto questo. Si tratta solo di comprendere quello che proviamo e di conseguenza quello che provano gli altri.
Di tutto questo, parleremo più a fondo nella prossima breve lezione emotiva.