“Possiamo ottenere l’approvazione degli altri, se agiamo bene e ci mettiamo d’impegno nello scopo; ma la nostra stessa approvazione vale mille volte di più”.
“Come?” mi chiederai. “Ci vuole solo questo per diventare un leader?”
Ti risponderò: “E ti sembra poco? La stima verso sé stessi è la cosa più difficile da conquistare. Eppure, una volta ottenuta, i benefici che dona sono pressoché infiniti“. Chi ha fiducia in se stesso, infatti, è in grado di rapportarsi agli altri in maniera sana e produttiva: è in grado di ascoltare, di cooperare, è in grado di trasformarsi e di migliorare costantemente. Chi invece non la ha, è sempre pronto a entrare in competizione e a vedere il prossimo come un nemico.
L’avrai capito: in questo articolo ti parlerò della maniera per diventare un leader. No, non voglio venderti frasi fatte o banali semplificazioni. Voglio provare a spiegarti concretamente quali sono le caratteristiche che contraddistinguono un leader dalle altre persone. Intanto, queste caratteristiche, possiamo riassumerle così:
- Stima verso sé stessi.
Da cui vengono naturalmente gli altri elementi:
- Capacità di crescita.
- Maturità emotiva e psicologica.
- Capacità di ascolto.
Come diventare un leader: la stima verso sé stessi.

Come ti ho detto, la stima verso sé stessi è l’ingrediente fondamentale per diventare un leader. Questo sia nell’ambito personale che nell’ambito lavorativo.
Ma… che cos’è davvero la stima verso sé stessi?
Molte persone, tendono a confondere l’autostima con la presunzione. Credono, cioè, che l’autostima significhi essere perennemente convinti di sé stessi (essere ciechi alle parole e alle opinioni degli altri).
In realtà, l’autostima non ha niente a che vedere con la presunzione. Quando un presuntuoso fa un lavoro, e riceve delle critiche, invece di ascoltarle si chiude nel suo guscio e si convince di essere nel giusto.
Quando una persona con un’alta autostima si trova nella stessa situazione, prova fierezza per il lavoro svolto, ma è sempre pronto ad ascoltare le parole e le opinioni degli altri.
Un esempio.
Voglio farti un esempio. Mettiamo caso che io abbia consegnato un progetto al mio capo. Lui è venuto nel mio ufficio a dirmi che il lavoro è fatto bene, ma che presenta anche degli errori. Se sono un presuntuoso, ragiono così:
- Il mio capo non ha capito niente. Il mio progetto è fantastico: la sua è solo invidia.
Se ho autostima, ragiono invece così:
- Sì, il progetto è buono, ne ero consapevole. Ero anche consapevole che presentava qualche problema: del resto, nessuno è perfetto! Trasformerò questa critica in un mezzo per crescere e migliorare: la prossima volta saprò come fare ancora meglio di quanto abbia fatto oggi.
L’autostima, quindi, non è la presunzione. Non è neanche la perfezione: è semplicemente la capacità di apprezzarsi per quello che si fa, rimanendo aperti alle critiche e prendendole come mezzi di crescita e di miglioramento.
Chi ha autostima non pensa di essere perfetto. Pensa di avere dei pregi e dei difetti: si stima per i propri pregi, e, invece di condannarsi per i difetti, lavora affinché migliorino nel tempo e possano diventare elementi positivi.
Dunque, riassumiamo:
- Il primo elemento per diventare un leader è l’autostima. L’autostima è la capacità di apprezzarsi per ciò che si fa e di prendere i propri errori come possibilità di miglioramento.
Maturità emotiva e mentale

Torniamo al nostro esempio.
Quando ho consegnato il progetto al mio capo, e ho ricevuto le sue critiche, questo è ciò che gli ho detto: “Grazie delle lodi e grazie delle critiche. Ne farò tesoro, così da non ripetere gli stessi errori”.
Quel giorno, il mio capo ha cambiato completamente sguardo verso di me. Questo perché l’autostima, e in generale la capacità di accettare le critiche, è sinonimo di maturità psicologica. Il leader è infatti una persona che ha raggiunto una grande maturità emotiva e mentale.
Che cosa significa?
Voglio farti un altro esempio.
Mettiamo caso che tu conviva con un partner da appena pochi mesi. Per qualche ragione, il tuo partner è costretto ad allontanarsi per qualche tempo. A te la cosa dà fastidio (dovete pagare l’affitto, le bollette, insomma, siete appena andati a convivere!). Davanti a te, hai due scelte di comportamento:
- Lamentarti e far pesare al partner le sue azioni, con l’effetto di litigarci e di farlo allontanare ancora di più.
- Puoi prenderla con maturità, capire le sue necessità e lasciare andare.
Questo secondo atteggiamento, in generale, è l’atteggiamento del leader. L’atteggiamento di chi, con maturità, sceglie di evitare inutili discussioni e cerca di conciliare i propri bisogni e quelli degli altri.
Il leader è uscito dall’infanzia emotiva: è in grado di prendere le cose di petto, di affrontarle con coraggio e di vincere le proprie debolezze.
Come essere un leader: l’ascolto.

Una persona matura, fiera di sé stessa e capace di migliorare costantemente, è anche una persona che sa ascoltare il prossimo. L’ascolto, sia sul lavoro che nella vita privata, è un elemento fondamentale per ottenere lo status del leader.
Mettiamo caso che un tuo collega abbia un’idea diversa dalla tua su quell’importante progetto che dovete consegnare. Tu sai che la tua idea è migliore, ma sai anche che nella sua ci sono elementi piuttosto buoni.
Puoi fare due cose diverse:
- Non ascoltarlo e importi con la forza per far vincere le tue idee.
- Ascoltarlo, capire qual è la sua idea e usare i suoi punti di forza per migliorare il vostro progetto.
Se fai la prima cosa, crei tra te e il tuo collega (o tra te e la tua squadra) un’atmosfera di rancore e di rabbia. Crei un’atmosfera in cui l’impegno non è premiato.
Che cosa otterrai? Colleghi, o amici, o partner, che smetteranno di comunicare: comunicare con te, infatti, non porta a niente di buono.
Se invece fai la seconda cosa, gratificandolo, spingi il tuo collega a dare sempre il massimo per te e per il tuo team. La stessa cosa vale anche nella vita privata: se il tuo partner ti parla di qualcosa che gli sta a cuore, è tuo dovere (in quanto leader) ascoltarlo e dargli supporto.
Certo, il leader è anche una persona che non si lascia influenzare. Ma non bisogna mai confondere la complicità con la debolezza. Saper essere complici, saper fare squadra, è una caratteristica fondamentale delle personalità forti.
I leader non hanno bisogno di sminuire gli altri: sanno quanto valgono e sanno qual è il loro posto nel mondo. Il loro atteggiamento è dunque un atteggiamento collaborativo:
- Due mani sono sempre meglio di una.
- Anche gli altri meritano sempre di essere ascoltati e presi in considerazione.
Diventare un leader.

Purtroppo, non esiste un manuale per diventare un buon leader. Esistono, però, alcune cose pratiche che puoi fare per migliorare la tua personalità e avvicinarti al tuo ideale di vita.
Voglio dunque provare a darti qualche consiglio:
- Se vuoi diventare un leader, costruisci la tua personalità leggendo e scoprendo il mondo circostante.
- Interessati agli argomenti più disparati: letteratura, socialità, cucina, vestiti, storia, e tutto ciò che abbia a che fare con gli esseri umani in genere.
La lettura, e la cultura generale, servono infatti a fornirci gli strumenti adatti per comprendere gli altri e le situazioni in cui ci troviamo. In questo senso un buon leader è una persona istruita, una persona che si è costruita una cultura con le proprie mani.
Ma è anche una persona semplice: una che non utilizza mai il suo potere per prevalere sugli altri. Il leader è generoso e disposto ad aiutare, anche (o proprio perché) mai nessuno ha fatto lo stesso con lui.
- Impara a conoscere te stesso.
Prima di poter essere un buon leader, infatti, dobbiamo scoprire quali siano i nostri punti di forza e le nostre debolezze. Dobbiamo essere consapevoli delle cose che ci rendono vulnerabili e di quelle che invece ci rendono forti.
Non dobbiamo estirpare da noi la vulnerabilità come fosse un’erba cattiva: ricorda, un buon leader è una persona che sa anche piangere.
- Infine: scopri il mondo.
Viaggia, scopri nuovi orizzonti e nuove culture. Questo è un metodo efficace per crescere dal punto di vista emotivo e psicologico. Entrare in rapporto con persone diverse da noi, infatti, ci costringe a reinventarci e ad abbandonare i nostri capricci e le nostre vecchie convinzioni.
Non sia mai che, andando verso l’India, un giorno tu non possa incontrare l’America.